I panorami della Vallesina (o Valle dell’Esino) incantano. Sfolgorano improvvisi dietro una linea di pioppi, galleggiano oltre i campi di aglio e i filari di cavolo in fiore. Il respiro dell’Adriatico si sente, ma è il profumo dei fiori e l’aroma dei mosti di Verdicchio a impregnare la varietà di questi paesaggi. La primavera, qui, è un arcobaleno di verdi, fatto di bassi crinali che si rincorrono all’infinito, si scavalcano, trascolorano sull’Appennino lontano. I borghi sono sparsi sulle lunghe schiene delle dorsali, tenuti insieme sul filo degli sguardi, così da non potersi mai smarrire, perché da ogni paese vedi quello che lo precede e quello che lo segue. Borghi incantati, immutati nelle forme e nel rosso dei mattoni, che si difendono ancora dietro a poderose cinte turrite, su cui le case hanno preso il posto dei merli. Sopra i tetti svettano il castello, o il palazzo signorile che l’ha sostituito, e il campanile. Immobili, nel silenzio rotto soltanto dalle campane che scandiscono atmosfere che sembrano uscite dalla penna di Leopardi, che di questi silenzi e di questi orizzonti si nutrì per tutta la sua breve vita. Le strade candide serpeggiano lungo le creste, giù per le dorsali che sprofondano nei valloni, seguendo le ramificazioni di questo sistema di valli, poche inciso ma complesso. Come spine di pesce si allungano i tratturi, che raggiungono i casolari d’arenaria e le rosse case coloniche, perdute tra i campi di cereali. L’armonia del paesaggio rurale è un tessuto di coltivi dai colori diversi, separati da siepi e da fossati, macchiati da boschetti di querce e da suggestivi cipressi, spruzzati di qualche cespuglio di ginestra e biancospino.
Ma è la vigna a segnare di più il territorio. Questa è la terra di vini famosi, il più celebre dei quali è il Verdicchio dei Castelli di Jesi, una DOC frutto di un vitigno autoctono che si è adattato magnificamente a questi pendii soleggiati e favoriti da un clima mite e regolare.
Capitale di questa terra è Jesi, con le sue mura poderose e il suo teatro mobilissimo, in attività da oltre 200 anni, intitolato al compositore Giovan Battista Pergolesi, che nacque qui come Federico II di Svevia, ultimo imperatore medievale e primo esemplare di illuminato sovrano rinascimentale. Qui lavorò Lorenzo Lotto, di cui la città custodisce cinque magnifiche pale. Il suo tessuto urbano dalla trama regolare, racchiuso nella cerchia murale trecentesca, è cosparso di splendidi monumenti di diversa epoca storica. Questa bellezza s’irraggia nel territorio, o forse ne è il riflesso, perché ogni paese della Vallesina, per quanto piccolo, ha membra forti e nobili, fatte di mura, di torri, di merli e beccatelli, ha storie antiche e tradizioni, e belle piazze, piene di gente aperta e cordiale.
Jesi (foto www.lecarovane.it)
Merita una visita Cupramontana, antica cittadina di estrazione contadina, di origine picena, situata in una delle valli poste perpendicolari alla valle dell’Esino, su un colle ricco di una folta e selvaggia vegetazione. Dalla sua posizione domina un dolce paesaggio fatto di pregiati vigneti che rendono famoso l’intero territorio. Qui si produce il Verdicchio, uno dei vini più famosi ed esportati delle Marche. La sua origine e la tecnica di preparazione risalgono agli etruschi e risentono delle diverse modificazioni subite durante i secoli successivi. La tradizione trova una conferma nella presenza di un insolito Museo Internazionale dell’Etichetta del Vino, ospitato nelle sale del Settecentesco Palazzo Leoni. Tradizionale luogo di vacanza, Cupramontana presenta una bella collegiata, dedicata a San Leonardo, costruita nel XIII secolo sulle rovine di un edificio romano e poi ricostruita nel 1760. Ogni anno, dal 1928, a fine settembre-inizio ottobre, si svolge la sagra dell’Uva di Cupra Montana, la più antica delle Marche e tra le prime in Italia.
Cupramontana (foto www.lacollinadegliolivi.eu)
Agriturismo Ripabianca
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