La regione che occupa il centro della Sardegna è una terra del tutto particolare, in cui la natura e la gente rispecchiano più che altrove la realtà più antica dell’isola. L’orizzonte è fatto di montagne aspre su cui si intrecciano i sentieri dei pastori. Lungo le valli, i piccoli paesi arroccati tra i boschi sembrano fuori dal tempo. Con il nome di Barbagia si indica l’insieme delle regioni che circondano a est e ovest la mole del massiccio del Gennargentu. Abitato da sempre, ricco di siti preistorici come il villaggio nuragico di Fiscali, il cuore della Sardegna resistette per secoli alle invasioni romane e conservò gli antichi culti religiosi di origine nuragica fino all’avvento del Cristianesimo. Terra aspra ma ospitale, il centro dell’isola richiede al visitatore un certo sforzo: le strade sono lunghe e tortuose, le indicazioni talvolta insufficienti e molti i chilometri su strade sterrate. Qui però le tradizioni sono ancora vivissime, le feste popolari importanti e colorate: i santuari e i paesi si animano nella ricorrenza del santo patrono o durate la Pasqua. La natura è dovunque al centro del paesaggio: dalle rocce del Supramonte di Olièna e Orgòsolo il mare è a un passo, mentre dalla Punta della Marmora – la vetta più alta dell’isola a 1834 m di quota – nelle fredde giornate di vento si arrivano a vedere le acque dei due mari che bagnano l’isola. La cucina è di terra e ha i profumi della macchia mediterranea, mentre l’artigianato è ispirato alla vita pastorale con tappeti, cesti, ceramiche decorate con motivi della tradizione.
Nuoro è il centro dell’interno della Sardegna: a oriente si erge la catena del Supramonte, con ai suoi piedi Olièna, Orgòsolo e Dorgàli, mentre a occidente sono le valli che digradano verso il lago Omodeo e Macomèr. In questo paesaggio fatto di colline e vette rocciose si incontrano molti dei centri più importanti della regione, come Mamoiàda, Bitti, Sàrule. A sud si innalzano infine le alture che compongono il massiccio del Gennargentu, ricco di foreste, e sulle cui pendici si incontrano i paesi della montagna: Gavòi, Fonni. Verso nord-est, costeggiate le pendici del Monte Ortobene che domina la città di Nuoro, si scende fra ulivi, mandorli e vigne in direzione delle Baronie ad oriente.
Nuoro, sorta sulle pendici granitiche del Monte Ortobene, è diventata una città importante a partire dal XIV secolo. In centro sopravvivono molti angoli pittoreschi dei vecchi rioni, un tempo collegati tra loro dalla “Bia Maiore”, l’odierno Corso Garibaldi. In città, meritano una visita il Museo Archeologico Nazionale, il Museo Deleddiano, il Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde, il Museo d’Arte.
A nord-ovest di Nuoro si trovano Bono e Burgos. Il primo, ai piedi delle alture del Gocèano, è un ottimo punto di partenza per piacevoli escursioni nei grandi boschi di Monte Rasu (m 1258) e nella Foresta di Burgos. Il secondo è un piccolo paese fondato nel 1353 dal Giudice Mariano d’Arborèa. Si estende ai piedi della montagna a forma di cono su cui sorge la mole del castello di Burgos, di molto antecedente alla fondazione del borgo sottostante. Costruito nel 1127, il castello fu al centro di molti scontri tra principi, giudici e coloni continentali e da qui partirono nel 1478 gli uomini di Araldo di Alagon diretti alla battaglia di Macomèr che vide la fine dell’indipendenza sarda e l’inizio della dominazione aragonese. A metà strada tra Burgos e Bono merita una gita l’area verde della Foresta di Burgos, zona molto curata e varia di rimboschimento. Tra le piante spiccano lecci e conifere, querce da sughero e qualche castagno isolato, mentre nei recinti pascolano i piccoli cavallini della Giara.
Ai piedi del versante nord del Supramonte si trova Orgòsolo, uno dei paesi-simbolo della Sardegna dell’interno. Centro fondamentale della cultura della Barbagia pastorale, divenne famoso negli anni della lotta dei contadini e dei pastori per la difesa delle terre contro l’esproprio. Dell’antico tracciato urbanistico del paese poco rimane in piedi: solo alcune casette appartate mostrano qualcuno dei caratteri tradizionali, mentre la chiesa di San Pietro conserva ancora il campanile del ‘400. La Festa dell’Assunta a Ferragosto e la festa si S. Anania la prima domenica di giugno sono un forte richiamo per i turisti. Orgòsolo è un buon punto di partenza per numerose escursioni sulla montagna. Si può salire verso la Foresta di Montes e la sorgente di Funtana Bona, per poi decidere di arrivare fino al torrione calcareo di Monte Novo San Giovanni (1316 m).
Anche Olièna sorge ai piedi dell’imponente mole del Supramonte, circondata da vigneti da cui si ricava un ottimo Cannonau. Le sue vecchie case sono cresciute attorno alle corti e presentano ancora scale esterne, pergolati e soprattutto i colori vivaci di alcune stanze. La chiesa di Santa Croce, rimaneggiata nel ‘600, è la più antica di Olièna ed è sovrastata da un curioso campanile a vela; il complesso dei Gesuiti conserva il ricordo dell’arrivo dell’ordine religioso che, dalla metà del XVII secolo, promosse la viticoltura e l’allevamento dei bachi da seta. Anche la chiesa di Sant’Ignazio offre spunti interessanti per la visita. Da Olièna è possibile raggiungere, prendendo parte a visite guidate, l’antico villaggio nuragico di Fiscali, nascosto sul fondo di un’enorme voragine e popolato fino ai tempi dell’invasione romana. Sorto all’interno di un’enorme dolina, custodisce alcune capanne, con architravi di ginepro che ne sorreggono le porte.
Nel settore occidentale, nella pianura della valle del Tirso, sorge il paese di Ottona, importante centro medievale. Non lontano si può visitare una chiesa di notevole interesse: è San Nicola, un tempo cattedrale della diocesi di Ottona. Di severe forme romaniche (la fondazione risale al 1150), la chiesa, in conci di trachite nera e violacea, risente di influssi pisani e conserva al suo interno un polittico trecentesco e un crocifisso del ‘500.
Olièna (foto Giovanni08)
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