La Valle d'Itria si trova nella Puglia centrale, a cavallo tra le province di Bari, Brindisi e Taranto. Il suo toponomo deriva dall'oriente bizantino, in ricordo della Madonna Odegitria, colei che indica la via. E di viandanti a cui indicare la "giusta via" ne sono giunti tanti in una terra crocevia nel Mediterraneo, luogo millenario di incontri tra popoli di diversa e lontana provenienza. La valle giace tra poggi, dall'alto dei quali si si gode un paesaggio sconfinato e variopinto nel quale spiccano tuttavia tre colori: il verde della natura fatta di uliveti, mandorleti e vigneti; il bianco come il latte della calce che, strato sopra strato, tinteggia i simboli pagani e magici sui coni dei trulli, imbianca masserie e borghi antichi; infine il rosso come il colore del bolo, la stessa terra che ha ispirato le tinte calde delle tele impressionistiche di Giuseppe De Nittis.
La Valle d'Itria è una valle fortunata per la fertilità delle sue terre calcaree e carsiche che hanno favorito diversi tipi di coltivazioni e di allevamenti.
Chi visita la Valle d'Itria non può non deliziare i sensi con carni squisite arrostite sulle braci, salumi, mozzarelle, verdure grigliate e paste fresche, fatte ancora a mano, e condite con pomodoro e cacioricotta. Primizie dall'intenso profumo insaporite dall'olio dorata della collina e dal nettare delle uve che condensano gli antichi sapori e i saperi in piatti esclusivi.
La Regina della Valle d'Itria è senza dubbio Alberobello che, con i suoi celeberrimi trulli, è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Sorge su due rilievi collinari, anticamente interrotti da un alveo.
Sul colle orientale vi è la città nuova con caratteristiche architettoniche moderne, sull'altra sommità, disposta ad Occidente, s'allineano i "trulli", in un agglomerato urbano, suddiviso in due rioni: Monti ed Aia Piccola. Il paesaggio agrario è caratterizzato da una folta vegetazione di mandorli ed ulivi che prospera su terreno carsico. E' dalle rocce calcaree stratificate che, sin dalla nascita di Alberobello, è stato tratto il materiale per la costruzione, utilizzato per la copertura dei trulli.
Il nome Alberobello deriva dal latino Sylva Arboris Belli (selva dell'albero della guerra) che si riferisce ai tempi in cui la zona era ricoperta da una rigogliosa vegetazione.
Tracce dell'abitato risalgono al 1635 per volere del Conte Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona, conte di Conversano detto "Guercio".
Lo stesso aspirava a fare di questa Selva un proprio feudo indipendente dalla corte di Napoli, e a tal fine spinse i contadini e le loro famiglie a viverci.
Ma quando l'editto Prammatica de Borbonibus impose l'autorizzazione regia per ogni nuova costruzione, il Guercio, che non aveva alcuna intenzione di dividere le rendite fiscali con la stessa corte di Napoli, costrinse i sudditi a costruire con pietra a secco con assoluto divieto di utilizzare la malta. Cosi in caso di ispezioni governative le case avrebbero potute essere smontate e riedificate in poche ore. I trulli ebbero da allora larga diffusione, perchè oltre al decreto dei conti di Conversano di costruire a secco senza usare la malta, c'erano ragioni di ordine pratico ed economico, come l'abbondanza di pietre calcaree di cui occorre sgombrare il terreno agricolo, il minor costo di costruzione, il miglior riparo dal caldo offerto dagli spessi muri.
I trulli di Alberobello
Il centro storico di Martina Franca, dalla singolare bellezza artistica, si presenta agli occhi del visitatore in uno scenografico dedalo di viuzze, bianche casette e incantevoli stradine che trova la sua massima espressione nel complesso della Lama e ove serpeggia la splendida arte barocca e sulle quali si ergono pregevoli palazzi barocchi, dalle stupende balconate in ferro battuto, deliziose ed antiche chiese e caratteristici slarghi, detti 'nghiostre, sulle cui pareti spesso si possono ammirare delle edicole votive, raffiguranti immagini sacre. In passato intitolata Piazza San Martino, la splendida Piazza Plebiscito, alla quale si accede dopo aver attraversato il noto Corso Vittorio Emanuele, gode della presenza della maestosa Collegiata di San Martino, del significativo Palazzo dell'Università e della contigua Torre Civica.
Collegiata di San Martino - Martina Franca (foto www.cristo-re.eu)
Locorotondo sorge linda e silente sulla sommità di un colle che cinge gli ultimi contrafforti murgiani del Barese. Armoniosamente tondeggiante come il toponimo stesso suggerisce, Locorotondo deve il suo nome alla morfologia assunta dal primo centro abitato, sorto attorno al mille.
Le prime casupole di un villaggio composto da agricoltori furono edificate su un altopiano attrezzato, addossate le une alle altre, a pianta circolare, quasi a voler cingere a corona quella terra strappata a boschi di querce e fragni per renderla coltivabile e fertile.
Di impianto approsimativamente circolare, tutto stretto attorno alla Chiesa Madre, l'antico nucleo di Locorotondo (entrato a far parte del club "I borghi più belli d'Italia"), murato fino alla metà dell'800, riesce di indubbio fascino ed attrattiva per il bianco della calce che avvolge ogni cosa e per il decoro delle stradelle gelosamente custodite dai propri abitanti.
Agriturismo Laire
Era una “stazione di posta” per il ricovero dei viandanti e cavalli, con la ristrutturazione del vecchio fienile e granaio e dei suoi trulli ben si adatta alle esigenze del turismo rurale.
Tel. +39 080 4324702
Sito web: www.lairealberobello.it
E-mail: laire@libero.it
Agriturismo Tenuta Odegitria
L'agriturismo è immerso nell'antica masseria Tenuta Odegitria, accuratamente restaurata ed arricchita dei moderni comfort in stile con la tradizionale architettura originale.
Tel. +39 338 565 53 51
Sito web: www.tenutaodegitria.it
E-mail: masseria@tenutaodegitria.it
Agriturismo Masseria Cappuccini
La Masseria, composta da un gruppo di trulli, è stata sapientemente restaurata dai proprietari ed adibita ad agriturismo con un background di forti tradizioni culturali e familiari.
Tel. +39 080 4803347
Sito web: www.masseriacappuccini.it
E-mail: info@masseriacappuccini.it